PAOLO BORROMETI e FABIANA PACELLA
GIOVEDì 24 SETTEMBRE 2020 ore 21.00
ANCONA
AUDITORIUM CONFARTIGIANATO
VIA FERRUCCIO FIORETTI, 2/A
Tema della serata: “Giornalisti sotto scorta – le inchieste che scottano; cosa comporta e i rischi che si corrono scrivendo la verità – l’educazione alla legalità”.
Intervengono:
PAOLO BORROMETI, giornalista e scrittore; vicedirettore dell’AGI (agenzia di stampa nazionale) e consigliere nazionale della Fnsi (il sindacato dei giornalisti). L’attività di inchiesta portata avanti da Borrometi gli è costata minacce, intimidazioni e aggressioni, tanto che da anni Borrometi vive sotto scorta.
Intervengono:
PAOLO BORROMETI, giornalista e scrittore; vicedirettore dell’AGI (agenzia di stampa nazionale) e consigliere nazionale della Fnsi (il sindacato dei giornalisti). L’attività di inchiesta portata avanti da Borrometi gli è costata minacce, intimidazioni e aggressioni, tanto che da anni Borrometi vive sotto scorta.
FABIANA PACELLA, giornalista professionista, salentina; giornalista free lance avendo collaborato con diverse testate giornalistiche, locali e nazionali. Autrice di numerose inchieste che le sono costate minacce e avvertimenti.
L’iniziativa è organizzata nel rispetto delle vigenti normative anti Covid.
Per partecipare alle serate è obbligatorio prenotare il posto tramite il seguente modulo di iscrizione online >>
Per partecipare alle serate è obbligatorio prenotare il posto tramite il seguente modulo di iscrizione online >>
Per gli spettatori sarà obbligatorio il rispetto delle disposizioni anti covid:
- utilizzo obbligatorio della mascherina;
- termoscanner e compilazione questionario all’ingresso;
- distanziamento di un metro fra ogni spettatore.
Sarà possibile seguirci in diretta dalle pagine Facebook:
- "Festival Giornalismo Inchiesta delle Marche - Gianni Rossetti";
- "Osimo Web".
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PAOLO BORROMETI (di Catiuscia Ceccarelli)
In Italia, quanto costa dire la verità? A quanto pare molto, non solo in termini di risorse economiche ma addirittura di vite umane. Nel nostro Pese ci sono tanti, troppi giornalisti sotto scorta. Professionisti che mettono a rischio la propria vita pur di raccontare verità scomode. Uno di questi eroi sarà ospite dell’edizione 2020 del Festival del Giornalismo d’inchiesta. È Paolo Borrometi. Classe 1983. “Paolo è prima di tutto un giornalista, un uomo gentile, un amico sincero. Non chiamatelo supereroe perché non gli si addice.” Così scrive di lui la collega Valentina Bisti, volto Rai del Tg1, nel suo libro Tutti i colori dell’Italia che vale. Paolo Borrometi è un professionista del giornalismo che a causa, o grazie - dipende dai punti di vista – alle sue inchieste per mafia, vive quotidianamente sotto scorta. Nel settembre del 2013 Borrometi fonda la testata giornalistica di inchieste online LaSpia.it, ma è anche collaboratore dell'AGI (Agenzia Giornalistica Italia) per la provincia di Ragusa. Una sua inchiesta giornalistica, pubblicata sulla testata online che dirige contribuisce allo scioglimento del comune di Scicli per infiltrazioni mafiose. Paolo cerca, trova e racconta la verità di quei luoghi, di quella gente. E questo suo lavoro puntuale e vero, a qualcuno non piace. Ed arrivano minacce di morte, ritorsioni, scritte inquietanti sui social come “Gran pezzo di merda, ti massacro”, oppure “Picca n’avi” (poco gli resta). Non solo parole, anche fatti. Il 16 aprile del 2014 viene aggredito da incappucciati, l'aggressione gli provoca una grave menomazione alla mobilità della spalla. In quel periodo Paolo stava indagando sull’omicidio di un giovane postino, Ivano Inglese e sul caso del Comune di Scicli. Atti, frasi e intimidazioni da paura che cambiano radicalmente la vita del giornalista Paolo Borrometi. Dall’ agosto del 2014, a causa delle continue minacce e dopo l'incendio della porta di casa, vive sotto scorta dei Carabinieri. Il Procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, che indaga sulla mafia delle province di Siracusa e Ragusa, nel dicembre del 2017 ha lanciato un ulteriore allarme sui rischi per la vita di Borrometi, in un'intervista a Fan Page dicendo che: "se c’è un giornalista che rischia la vita in Italia questo è Paolo Borrometi". Per proteggerlo, l’Agi lo fa trasferire dalla Sicilia a Roma, ma cambiare aria non semina le minacce. Anche perché le minacce non fermano l’attività investigativa di Paolo Borrometi. Altre sue inchieste hanno riguardato il commissariamento per mafia di Italgas (la prima azienda quotata in borsa ad essere oggetto di questo provvedimento da parte del Tribunale di Palermo)
il Mercato ortofrutticolo di Vittoria (il più grande del sud Italia) i trasporti su gomma gestiti dai Casalesi dai Mercati Ortofrutticoli. E poi ancora, la presenza mafiosa nel sudest siciliano di Cosa Nostra, fino ad un'inchiesta giornalistica sulle “vie della droga dal Porto di Gioia Tauro fino alla provincia di Ragusa” (che anticiperà di qualche settimana la morte di un presunto boss della ‘ndrangheta, Michele Brandimarte, il 14 dicembre del 2014 proprio nella città di Vittoria). Dal 2016 Paolo Borrometi sulla testata giornalistica che dirige pubblica inchieste sulla criminalità della mafia siracusana Alcune inchieste hanno riguardato i rapporti mafia e politica, come nel caso del Comune di Pachino ed Avola, altre le piazze di spaccio a Siracusa città.
E poi i processi contro i boss che lui ha incastrato. Quel nome di quel capomafia che più volte Borrometi scrive nelle sue inchieste, Salvatore Giuliano. In una sua intervista, Paolo Borrometi confida che “la notte prima di un processo è la più difficile in assoluto. Quella più infernale, la più faticosa da superare. Insieme a quella dell’aggressione e a quella in cui hanno scoperto l’attentato nei miei confronti, le nottate che precedono i processi sono le peggiori”. Nel frattempo, Paolo Borrometi scrive libri, riceve premi e riconoscimenti. Continua a fare bene il suo lavoro, anche se la sua vita non è più la stessa. Dopo anni, ci si può abituare alle minacce, alle intimidazioni, agli sguardi e alle parole feroci di criminali che vogliono vederti morto solo perché hai scoperto la loro verità? Non credo. Fare il giornalista è un po’ una vocazione. E Paolo Borrometi, questa vocazione ce l’ha. Lui che ha nel cuore e nella mente il lavoro di Giovanni Spampinato, il coraggio di Daphne Caruana Galizia. Giovanni Falcone diceva “L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa”. Che rapporto avrà Paolo Borrometi con la paura? “Ecco – prosegue Falcone – il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza”. Il tenace Paolo si sarà mai chiesto “ma chi me lo ha fatto fare?” Avrà mai avuto dubbi o perplessità? Vivere sotto scorta è perdere la propria libertà di movimento per proteggere la libertà di pensiero. Come se entrambe non potessero esistere insieme. Una vita sotto scorta, quella di Paolo Borrometi per svolgere semplicemente il proprio mestiere con senso del dovere.
A queste e a tante altre domande, sarà data risposta al Festival del Giornalismo d’Inchiesta.
FABIANA PACELLA
- Premio Sarmi;
- Premio Virtù e Conoscenza;
- Premio forum Giornaliste del Mediterraneo;
- Premio il Gozzo di Monopoli;- Premio Torre di Federico II.
Giornalista professionista, 42 anni, salentina, si definisce battitrice libera e senza padroni se non i lettori. Da 20 anni nel giornalismo, laureata in Scienze della Formazione, ha lavorato in redazioni giornalistiche televisive (Tele Rama e Studio100) per 10 anni e di carta stampata, per 17 anni a Nuovo Quotidiano di Puglia, e ancora: Reportime di Milena Gabanelli su Corriere della Sera, Sole24ore, Formiche.net, Liberainformazione, occupandosi prevalentemente di cronaca nera, giudiziaria e inchieste, ricordando però di raccontare anche le bellezze e le potenzialità della sua terra d'origine, il Salento. Sua la trasmissione Ombre, andata in onda su studio100 e Sky. Inviata in Kosovo ha realizzato un reportage sulla missione di pace delle forze Nato. Tra le inchieste seguite, quella su Antiracket Salento e Bcc di Terra d'Otranto/Comune di Carmiano (Le), costatele minacce e ritorsioni.
• Nel primo caso, da addetta stampa dell’associazione, denunciò irregolarità e rinunciò al suo lavoro, lasciandolo. Oggi è testimone dell’accusa nel processo che vede alla sbarra, oltre alla presidente di Antiracket, alcuni suoi collaboratori. La stessa presidente le ha chiesto un risarcimento danni per averle rovinato l’immagine, il processo civile è in corso, Pacella si difende a proprie spese e, di contro, non le è mai stato riconosciuto alcun risarcimento né le sono stati corrisposti gli stipendi arretrati mai pagati. ASCOLTATA IN AULA BUNKER IN CARCERE QUALE TESTIMONE DELL’ACCUSA, A MARZO, LA SUA INCHIESTA E LE SUE INTERVISTE SONO STATE ACQUISITE AGLI ATTI DEL PROCESSO.
• Segue l’inchiesta Bcc dal 2014. Il suo lavoro, unito alla collaborazione con le forze dell’ordine, ha portato al commissariamento per mafia, lo scorso 2 dicembre, del Comune di Carmiano in provincia di Lecce. Per la stessa inchiesta è stata rinviata a giudizio a seguito di una querela e imputazione coatta (il suo è diventato un caso nazionale trattato dalla trasmissione Confessione Reporter di Stella Pende su Rete4) ed ha un doppio processo in corso a Milano e a Roma, ha ricevuto altre querele (due delle quali archiviate perché il reato non sussiste e una da discutere in aula a novembre), ha vissuto isolamento e difficoltà nel lavoro, ma continua il suo braccio di ferro, che ha portato, grazie ad un impegno costante, anche alla ricusazione di un giudice oltre che all’insediamento a marzo 2019 della commissione d’indagine che ha decretato col Ministero dell’Interno lo scioglimento per mafia di Carmiano, nel processo che vede alla sbarra alcuni esponenti di quella banca tra cui il sindaco commissariato per mafia. Tutt’ora riceve minacce e avvertimenti da personaggi della Scu legati alla vicenda.
• Ha seguito personalmente la vicenda relativa all’assassinio di un pastore albanese, Qamil Hyraj, in Salento, secondo l’accusa sparato per gioco e per sbaglio dal suo datore di lavoro. Ha fornito assistenza legale ai familiari, in evidente difficoltà economica, e realizzato un’inchiesta che ha finalmente portato alla revisione del processo con nuovi capi d’imputazione. Oggi quel nuovo processo è in piedi e la speranza di quella famiglia di avere giustizia è di nuovo accesa.
• Oggi segue l’inchiesta sul racket delle campagne nel post Covid, che ha portato alla creazione di un pool interforze prefettura - questura – carabinieri – guardia di finanza, per fermare il fenomeno.
Per queste ragioni definisce il suo un giornalismo a servizio dei lettori e dei cittadini, etico, sociale.
Oggi è referente di Assostampa Puglia, collabora con Gazzetta del Mezzogiorno, Liberainformazione, Le Guide di Repubblica, ed è firma e referente per la Puglia di Articolo21 presieduto da Paolo Borrometi.
Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti per la sua attività d’inchiesta a sostegno della legalità:
- Legalitria premio Palmina Martinelli;- Premio Sarmi;
- Premio Virtù e Conoscenza;
- Premio forum Giornaliste del Mediterraneo;
- Premio il Gozzo di Monopoli;- Premio Torre di Federico II.
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