Pietro Grasso apre il 1° Festival sul Giornalismo d'Inchiesta delle Marche

Il Festival sul giornalismo d’inchiesta di Osimo sta diventando anche un “laboratorio” per i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo dell’informazione. Ragazzi di tutta Italia, ma anche giornalisti professionisti, non si sono accontentati di partecipare da spettatori, ma hanno voluto essere protagonisti offrendo la loro disponibilità per collaborare nel campo della comunicazione. E’ nato un gruppo che sta affiancando gli organizzatori per la gestione del Sito, la redazione dei comunicati, i rapporti coi media. Si sta lavorando per l’apertura del Festival che avrà per protagonista il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Con lui ci sarà anche Francesco La Licata, giornalista palermitano, inviato della Stampa, esperto di mafia, testimone come cronista delle pagine di storia più nere del nostro Paese. 

Il Festival si apre, dunque, con la testimonianza di un servitore dello Stato, un magistrato che ha dedicato la sua vita alla legalità e alla lotta alla criminalità. Pietro Grasso è in Magistratura dal 1969. Nel 2005 è stato nominato Procuratore nazionale antimafia subentrando a Pierluigi Vigna che aveva lasciato l’incarico per raggiunti limiti di età. Alla scadenza del primo mandato alla Direzione nazionale antimafia Pietro Grasso è stato confermato dal Consiglio superiore della magistratura, all’unanimità, per un secondo mandato.

Perché proprio un magistrato invitato ad aprire un Festival sul giornalismo d’inchiesta? Semplicemente perchè la Magistratura e l’informazione sono protagonisti nella ricerca della verità e quindi della Giustizia. Proprio Pietro Grasso ha recentemente affermato che il ruolo dei media e oggi anche dei social network è essenziale nella lotta alla mafia. Attraverso i giornali, la radio, la televisione e ora le nuove tecnologie si riesce a far passare nella società e nei cittadini il messaggio della legalità.
Un fenomeno purtroppo, quello della criminalità organizzata, ancora ben presente e radicato nella società come testimoniano le uccisioni per strada, le denunce per usura, le tante amministrazioni locali sciolte per infiltrazioni mafiose. Solo la repressione non basta. Per sconfiggere la mafia serve una cultura della legalità concretamente vissuta e praticata. E personaggi come Pietro Grasso hanno fatto di questa battaglia la loro ragione di vita. In un suo libro, “Liberi tutti” (che sarà presentato a Osimo) il Procuratore antimafia cerca di spiegare in modo semplice e comprensibile i meccanismi, le connessioni, le complicità e anche le ragioni sociali che alimentano una delle piaghe più devastanti del nostro Paese.
Pietro Grasso ha cominciato a occuparsi delle connessioni fra politica e mafia fin da quando era giovane sostituto Procuratore a Palermo. Ha poi indagato sull’omicidio del Presidente della Regione Piersanti Mattarella, fino a diventare giudice a latere nel primo maxi processo a Costa nostra con 475 imputati. E’ stato estensore della sentenza (oltre ottomila pagine) che inflisse 19 ergastoli e oltre 2.600 anni di reclusione.
A Palermo, da Procuratore della Repubblica, ha fatto arrestare 13 latitanti, inseriti nella lista tra i 30 più pericolosi. Nel 2006 ha contribuito con il suo lavoro, dopo anni d'indagine, alla cattura di Bernardo Provenzano, il capo dei capi, latitante dal 1963, catturato a Corleone, nella masseria di Montagna dei cavalli.










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